Rossano

Rossano

Rossano (erroneamente chiamato anche Rossano Calabro e detta anche Rossano la Bizantina, in quanto sede dello stratego dei Bizantini di cui la città attesta nel volto e nel sito la sua anima e storia, e Rossano città del Codex, in omaggio al Codice Purpureo, uno degli evangelari più antichi al Mondo e custodito da secoli a Rossano (Museo Diocesano e del Codex), patrimonio UNESCO) si trova nella fascia orientale della piana di Sibari tra la Sila e la costa ionica. Il territorio comprende anche parte delle alture che precedono la Sila. Il suo centro storico, ricco di arte e storia, è considerato uno dei piu estesi e ben conservati del sud Italia, con circa 130 palazzi nobiliari e 35 chiese, vanta nella sua storia numerosi personaggi illustri tra cui ben 4 Papi e 3 Santi oltre che l’illustre Giovambattista Palatino. Con un territorio di 150,92 km² racchiude in se stessa oltre 18 km di costa e una immensa montagna incontaminata.

Chiesa S. Domenico

La Chiesa di San Domenico, la cui posa della prima pietra risale al 1677 ,presenta una facciata,con pietre a faccia vista, che rispecchia i volumi interni. Essa è caratterizzata da un bel portale in pietra, realizzato nel 1704, il quale è inquadrato da lesene scanalate, abbellite da capitelli in stile composito e risulta sormontato da un timpano triangolare in parte crollato.

Torre S. Angelo

La Torre normanna di avvistamento di S. Angelo, denominata semplicemente Torre S. Angelo, si trova nei pressi del lungomare di Rossano a soli 150 metri circa dal mare. E’ un esemplare di architettura fortificata risalente al XVI secolo, edificato, probabilmente, nel 1543 utilizzando i resti dell’antico Arsenale di Thurio che sorgeva al suo posto. La torre, che rientra nella tipologia di torri costiere che per tutto il 600 sorseero lungo il litorale ionico, aveva la duplice funzione di avvistamento e di protezione del territorio dalle incursioni nemiche. La struttura semplice ed essenziale è del tutto priva di qualsiasi forma decorativa, fatta eccezione per le numerose feritoie che si trovano lungo le pareti della struttura.

Caratteristica è la pianta stellare con quattro baastioni a punta di diamante.

Al centro della stella si erge un pozzo, che attraversando l’intera torre verticalmente, serviva da approvvigionamento idrico di tutti i piani.

Intorno alla metà dell’800 sorsero accanto alla Torre, numerosi edifici che servivano per lo stoccaggio dei prodotti destinati all’esportazione, per la vicinanza di un piccolo pontile al quale approdavano bastimenti di piccolo cabotaggio.

La Torre, che dal 1980 è diventata di proprietà comunale, è stata sottoposta, negli anni novanta, a lavori di restauro per riportare alle origini la sua struttura,che, dopo essere stata per qualche tempo anche sede della Guardia di Finanza, versava in stato di abbandono.

Gli interventi operati sulla Torre hanno avuto un duplice obiettivo: da un lato di recupero strutturale e dall’altro di recupero funzionale.

Oggi, in fatti la Torre, specie durante il periodo estivo, ospita mostre d’arte, convegni ma anche rappresentazioni teatrali, di danza e musicali.

Abbazia di S. Maria del Patire

L’abbazia di Santa Maria del Patire fu fondata intorno al 1095 dal monaco e sacerdote

Bartolomeo di Simeri, con l’ausilio di alcuni ricchi normanni, e venne dedicata a

“Santa Maria Nuova Odigitria”, anche se è conosciuta con il nome di “Santa Maria del Patìr”, o semplicemente “Patire” (dal greco Patèr = padre), attribuzione data come segno di devozione al padre fondatore. Nel 1105 il pontefice Pasquale II gli concesse il diritto di immunità dalla giurisdizione vescovile.

In epoca normanna divenne uno dei più ricchi e rinomati monasteri dell’Italia Meridionale. L’abbazia possedeva anche una ricca biblioteca e uno scriptorium dove lavoravano monaci amanuensi per la trascrizione di antichi codici. Dal XV secolo il monastero del Patire conobbe un lungo ma inesorabile decadimento, come tutti i monasteri italo-greci, finché nel 1809 venne soppresso dai francesi.

Cattedrale di Maria SS. Achiropita

La cattedrale di Maria Santissima Achiropita sorge a Rossano e fu eretta nell’XI secolo, con successivi interventi nel XVIII e XIX, è il principale monumento architettonico della città, con pianta a tre navate e tre absidi. La torre campanaria e la fonte battesimale risalgono al XIV secolo mentre gli altri decori datano tra il XVII e il XVIII secolo. La chiesa è famosa per l’antica immagine della Madonna Acheropita, ossia non dipinta da mano umana, di datazione probabile tra il 580 la prima metà dell’VIII secolo. All’interno della sacrestia nel 1879 fu ritrovato il famoso Codex Purpureus Rossanensis, evangeliario greco del V-VI secolo di origine mediorientale (Antiochia di Siria), portato a Rossano probabilmente da qualche monaco in fuga dall’oriente durante l’invasione araba (secc. IX-X) e composto di 188 fogli di pergamena contenenti i Vangeli di Matteo e Marco ed una lettera di Eusebio di Cesarea a Carpiano. Il manoscritto, mutilo ed anonimo, indubbiamente la testimonianza più rappresentativa e preziosa di Rossano “la Bizantina”, riporta testi vergati in oro ed argento ed è impreziosito da 15 miniature che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù.

Chiesa della Panaghia

La chiesetta-oratorio della Panaghìa (in greco Tutta Santa), dedicata alla Madonna, è una costruzione bizantina del X-XI sec., con abside semicircolare rivolta ad oriente, il cui esterno, in mattoni e pietre, presenta una decorazione a spina di pesce e triangoli, tipicamente bizantina come i capitelli delle bifore. L’interno, con tetto ligneo a capriate, ha pianta rettangolare, a navata unica (m.7 x m.4.50), e prende luce da sei monofore a doppio sesto. A destra dell’abside si nota un mirabile affresco trecentesco riproducente S.Giovanni Crisostomo che regge un cartiglio in greco, nonché tracce di un affresco raffigurante S.Basilio. Vi è anche una tela della Visitazione del XVI sec.

Museo Diocesano e del Codex

Il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano fu istituto dall’Arcivescovo Mons. Giovanni Rizzo e inaugurato il 18 ottobre del 1952. Quello di Rossano è il primo Museo diocesano della Calabria e fra i primi d’Italia, istituiti prima del Concilio Vaticano II, che ne promosse, poi, l’istituzione in ogni diocesi.

Inizialmente il Museo era costituito da due sole sale, all’interno del Palazzo Arcivescovile, e custodiva testimonianze artistiche e suppellettile sacra appartenente, principalmente, al tesoro della Cattedrale, a cui si aggiunsero, nel tempo, opere di varie epoche provenienti da alcune chiese, dal Comune di Rossano e da privati cittadini che ne fecero donazione.

Nel 1977, per volere dall’Arcivescovo Mons. Antonio Cantisani, si effettuò un riordino delle due sale espositive. Nel 1985, visto il crescente interesse da parte di studiosi e visitatori di tutto il mondo verso il Codex Purpureus Rossanensis, si rese necessario un adeguamento degli spazi espositivi. Perciò, nel 1988, iniziarono i lavori di ristrutturazione e di ampliamento del Museo, utilizzando due ali del Palazzo Arcivescovile retrostanti la Cattedrale e il 9 dicembre 2000 venne inaugurata, dall’Arcivescovo Mons. Andrea Cassone, l’attuale sede del Museo Diocesano di Arte Sacra.

Il 27 gennaio 2007 l’Arcivescovo Mons. Santo Marcianò promosse, presso la sede UNESCO di Roma, la candidatura del Codex Purpureus Rossanensis per essere inserito nel registro “Memory of the World”, mentre, nel 2010, sostenne il progetto di Valorizzazione e di Musealizzazione del Codex.

Nel 2012 ebbero inizio, presso l’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (ICRCPAL) di Roma, i lavori di restauro dell’antico evangelario.

Nel 2015 l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano ha avviato i lavori di restauro e di ammodernamento del museo e, fin dal suo insediamento in diocesi, ha promosso e favorito, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, ulteriori miglioramenti della struttura museale e la suddetta candidatura.

Il 9 ottobre 2015, il Codex Purpureus Rossanensis è stato ufficialmente riconosciuto dall’UNESCO di Parigi Patrimonio Universale dell’Umanità, nella categoria “Memory of the World”.

Il 3 luglio del 2016, in concomitanza con il rientro del Codex Purpureus nella sua sede naturale, dopo il lungo restauro, è stato inaugurato il Museo, completamente rinnovato e con un moderno allestimento.

Codex Purpureus Rossanensis

Il Codex Purpureus Rossanensis è un manoscritto onciale greco del VI secolo, conservato nel Museo diocesano e del Codex di Rossano e contenente un evangeliario con testi di Matteo e Marco. Deve l’aggettivo “Purpureus” al fatto che le sue pagine sono rossastre (in latino purpureus) e contiene una serie di miniature che ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento conservatisi.

Il Codex Rossanensis, assieme ai manoscritti Φ, N, e O, appartiene al gruppo dei manoscritti onciali purpurei.

Nell’ottobre del 2015 è stato riconosciuto quale Patrimonio dell’umanità ed inserito dall’Unesco tra i 47 nuovi documenti del Registro della memoria mondiale.

Fu ritrovato nel 1879 all’interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano da Adolf von

I fuochi di S. Marco

Il bagliore delle fiamme che illuminano e abbracciano scorci suggestivi, mentre la notte si anima di musica e ricordi.

Quando cala la sera, tra il 24 e 25 aprile, il centro storico di Rossano torna a riviver la magica notte dei “Fuochi di San Marco”, una tradizione che si tramanda dal 1836, quando la terrà tremò così forte da spingere gli abitanti a scendere in strada, accendere grandi falò per riscaldarsi dal gelo della notte, condividendo con vicini e passanti cibo e vino. E da allora la tradizione si rinnova. Una memoria che diventa festa. Un evento che richiama nei suggestivi scorci di Rossano cittadini e turisti, un fiume di gente che scorre per le vie che risuonano di allegrie, ballando attorno al fuoco sulle note di una musica trascinante, gustando i prodotti della tradizione enogastronomica locale. Una storia centenaria che si racconta ogni volta in maniera diversa e che regala uno spettacolo di musica, colori e divertimento all’insegna della cultura dell’accoglienza.

Oratorio di S. Marco

Originariamente dedicato a sant’Anastasia, è il monumento più antico della città ed una delle architetture bizantine meglio conservate d’Italia. Fu costruito su iniziativa di san Nilo come luogo di ritiro ascetico per i monaci eremiti che vivevano negli antichi insediamenti rupestri sottostanti. Si tratta di un edificio in stile bizantino con pianta a croce greca, caratterizzato da cinque cupole a tamburo e dall’abside, che conserva inoltre tracce di un antico affresco della Madonna Odigitria. La chiesa possiede inoltre una pavimentazione a mosaico.

Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”

Una storia nella storia, una saga, quella degli Amarelli, iniziata intorno all’anno Mille e proseguita nei secoli fra Crociate, impegno intellettuale e agricoltura. Una storia da toccare con mano, da leggere, da ascoltare, da vivere nel Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”. Incisioni, documenti, libri, foto d’epoca ma anche attrezzi agricoli, oggetti quotidiani e splendidi abiti antichi a testimoniare la vita di una famiglia, che valorizza i rami sotterranei delle piante di liquirizia che crescono spontanee sulla costa ionica, e che diventano il palcoscenico di un museo unico al mondo. Il grande spazio del “Concio”, risalente al 1731, rende perfettamente l’idea dello scorrere del tempo tra passato e presente. Accompagnati dalle attente assistenti museali scoprirete i segreti della lavorazione della liquirizia, i covoni di radice pronta per essere lavorata, gli impianti moderni per l’estrazione, gli antichi cuocitori dove si addensa la pasta nera di liquirizia e le trafile in bronzo che le conferiscono forma e spessore, in una visita al processo produttivo perennemente immersa nel dolce profumo di liquirizia e che, come il museo, appassiona tutti, adulti e bambini. Il fumaiolo, con le iniziali del Barone Nicola Amarelli, svetta imponente dal tetto del concio alla cui base si trova il “Museo Open Air” con un’ esposizione davvero unica di pezzi industriali d’epoca. Un’avventura inedita che trasporta nella realtà di un passato fiorente e racconta il presente di un prodotto eccellente da gustare, a fine del percorso, nel Liquorice Shop e nel Museum Cafè. Dal bastoncino di legno grezzo alle liquirizie pure o con menta e anice, dalle gommose all’arancia, al limone, alla violetta, fino ai confetti delicatamente colorati, la nostra liquirizia assume forme e gusti diversi. Infine l’Auditorium “Alessandro Amarelli” grande spazio con oltre cento posti da sempre parte integrante del complesso di fine Settecento, è oggi un ambiente accogliente, cuore pulsante della vita culturale e degli eventi del Museo della Liquirizia. Le visite sono sempre guidate, ed oltre che in italiano, sono svolte nelle lingue più diffuse francese, inglese e tedesco e su richiesta russo, spagnolo e portoghese. Un esperienza indimenticabile vi aspetta al Museo della liquirizia Giorgio Amarelli.

Chiesa di San Bernardino

La chiesa fu edificata nel 1462 per volere dei minori Osservanti e apparteneva al convento di San Bernardino. Nel 1462 il convento passò ai Riformati, che lo conservarono fino alla soppressione francese del 1809. Al ritorno dei Borboni, nel 1816, la chiesa fu restituita al culto. Numerose opere d’arte sono custodite in essa. Il portale d’ingresso, in pietra di tufo, di stile gotico è opera di maestranze locali del sec. XV. L’altare maggiore in marmi policromi è datato 1796 ed è opera del frate Giovanni Antonio da Sersale. Al centro di esso è posizionato uno splendido Crocifisso ligneo attribuito a Frate Umile da Pietralia, autore di numerosi crocefissi nella seconda metà del Seicento. Nelle cappelle troviamo un Sarcofago marmoreo di Oliviero di Summa datato 1536. Nel presbiterio si rilevano un ambone e un inginocchiatoio di legno scolpito, opera, insieme all’armadio della sacrestia, del monaco Francesco Di Guido.

Acquapark Odissea 2000

Il parco acquatico Odissea 2000 si trova a CORIGLIANO ROSSANO (CS).

A far da sfondo agli 80.000 mq di puro divertimento, il meraviglioso mar Jonio con le sue spiaggie assolate.

Prova il brivido delle attrazioni “MOZZAFIATO” come: Black Polifemo con i suoi 190 metri di lunghezza. Big Olimpo, le montagne russe acquatiche alte 25 metri. Omero Jump il tuffo a caduta libera. Skyron Rocket, un salto nel vuoto da brividi.

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